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Inveritas un anno dopo: da Serramanna alla Gallura

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EnvisionGallura02

© Davide Batzella – immagini di Marcello Carlotti

D. B.: Buongiorno Marcello e grazie per l’intervista. Inveritas è partito a Serramanna nel Giugno 2014: è stato creato un portale multilingua ricco di valori e tematiche importanti, sono state coinvolte sei aziende locali e il CCN Sa Passillada. Come si è evoluto l’Inveritas Project sino ad oggi?

M. C.: Il progetto inveritas è partito a Serramanna non tanto e non solo perché Serramanna è il paese dove sono cresciuto, quanto perché a Serramanna ha trovato un imprenditore che, per primo e con lungimiranza, ci ha creduto, interpretando i potenziali operativi di quel che, fino a quel momento, era un semplice intendimento teorico, al limite del gioco intellettuale. L’idea di inveritas mi è venuta per la prima volta nel 2011 e, saltuariamente, ho cercato di realizzarla prospettandola ad alcuni imprenditori sardi. Il leitmotiv era sempre il medesimo: “non ci sono soldi e poi chi mi assicura che funzioni?” Una situazione scoraggiante, comune a molte imprese visionarie che cercano un pertugio di fiducia per farsi strada.

Una sera, a cena con Alessandro Cireddu, gli ho parlato di questa idea per comunicare in termini di verità i valori di una impresa o di un territorio. Avevo con me in borsa un computer e gli ho fatto vedere alcuni documentari per esemplificare cosa intendessi. Il mio era giusto un report fra amici di infanzia per raccontare cosa stavo cercando di portare avanti. Avevo contattato alcune cantine, infatti. Non pensavo che la cosa potesse interessare a Studio-A che è una impresa che, in fin dei conti, lavora in un ramo che non ha molto bisogno di pubblicità o comunicazione. Invece, Alessandro ha intuito il potenziale incoraggiandomi a perseguire l’obiettivo e mettendomi da subito nelle condizioni ottimali di lavoro. Per alcuni mesi ho cooperato con la sua azienda, facendo riprese ed interviste, e scoprendo un mondo molto interessante ed un ambiente sano e concreto, dove prima si fanno le cose e poi si comunicano.

Da una fase prettamente teorica, il progetto è diventato progressivamente realtà ingenerando entusiasmo in tutti noi. A fine maggio, abbiamo organizzato una presentazione al Monte Granatico di Serramanna e proprio in quell’occasione inveritas ha cominciato a determinarsi come squadra di lavoro, con un processo andato avanti fino a novembre. In quel periodo, con Fabrizio Palazzari abbiamo intuito che sarebbe stato interessante modificare il progetto iniziale per spingersi ad ibridare antropologia e management, ampliando così l’originaria offerta di servizi di inveritas.

Durante quella prima presentazione, intanto, inveritas lanciò un nuovo progetto Community, in collaborazione con il CCN Sa Passillada. Studio-A patrocinò integralmente quel documentario, e io ricevetti pieno sostegno logistico dall’allora presidente Lucio Fanti. L’intento era raccontare le traversie che, negli ultimi 30 anni, hanno caratterizzato la storia di un paese che era stato ricco e florido e che, per scelte non sempre lungimiranti, era caduto in uno stato di stagflazione e poi crisi. D’altro canto, si era registrato anche un dato importante, ovvero che a fronte di una crisi generalizzata e tangibile, alcune aziende storiche sono sopravvissute mantenendo un livello interessante, ed altre, frutto di scelte innovative o rivoluzionarie, erano cresciute salendo alla ribalta nazionale ed internazionale.

Serramanna, vista in quest’ottica, è uno dei poli di maggior ed intrigante dinamismo del territorio sardo. Sempre con l’appoggio di Alessandro Cireddu – che si è speso in prima persona e continua a testimoniare stima ed affetto verso inveritas – organizzammo nei suoi uffici un incontro con alcune delle realtà imprenditoriali di Serramanna: Stefano Frongia, Aldo Serci, Lorenzo Casu, Alberto Lasio, Gabriele Littera, Carlo Mancosu, Priamo Picci, Carlo Orrù, oltre ad Alessandro Cireddu ed allo staff di inveritas. Durante quel primo incontro di luglio gettammo le basi per far partire un progetto condiviso di narrazione delle imprese di un territorio che oggi è sbocciato in quella che inveritas chiama synapsis, ovvero un coordinamento di snodi neurali capaci di produrre visione e intelligenza, con la consapevolezza che, per continuare a fare impresa sul territorio, sarà sempre più difficile prescindere dalla verità e dalla cultura.

Il profitto, il margine, se lavori con cura, passione e consapevolezza saranno una conseguenza naturale. Ci siamo incontrati molte volte, da settembre del 2014 ad aprile del 2015, e abbiamo riscontrato con piacere che tutti gli incontri del tavolo serramannaimpresa hanno sempre attivato energie e progetti, idee e possibilità, e mai lamenti o negatività.

Da quel tavolo, giusto per esemplificare, è partita l’idea di “api…amo” e stanno nascendo altri progetti volti a promuovere il territorio, favorendone il potenziale anche imprenditoriale. Poi, come è nella filosofia di inveritas e dei suoi cofondatori, abbiamo valutato che il compito di inveritas a Serramanna era giunto a compimento e che le imprese, acquisito ormai un livello di fiducia e consapevolezza sufficienti, dovevano muoversi andando oltre inveritas. Non a caso, l’ultimo livello di servizi di inveritas, il pacchetto Creativity, è stato denominato “Going a-head”, che in italiano suona come andare oltre, andare avanti.

Marcello Carlotti

Anche inveritas, forte dell’esperienza maturata sul campo e dei risultati raggiunti in un tempo molto limitato, è andata avanti. Ho valutato le offerte che ci sono giunte e, come ogni imprenditore degno di questo nome, ho accettato una scommessa che reputo intrigante. Sono stato contattato da una imprenditrice romana, ma ormai residente in Gallura da oltre 10 anni. Simona Gay voleva che inveritas la aiutasse a comunicare in termini ad un tempo innovativi e di verità la sua azienda. A nostro giudizio, offrire un servizio Smart (il servizio basico di inveritas per il settore business), era sovradimensionato per un agriturismo, e avrebbe corso il rischio di rimanere fine a se stesso. Abbiamo quindi proposto a Simona Gay di pensare in termini di Community, ripetendo il modello di Serramanna e mettendo attorno ad un tavolo gli imprenditori della Gallura.

Da Olbia ad Aglientu, grazie alla fondamentale mediazione di Simona, abbiamo intessuto delle relazioni sufficienti al decollo e il 29 aprile abbiamo fatto la prima riunione. Sono passati 3 mesi ed il 31 luglio inveritas consegnerà a questa nuova synapsis il primo documentario community della Gallura: Envision Gallura. Personalmente mi ritengo molto fortunato: ho avuto modo di conoscere persone che amano il territorio sardo, che hanno scelto di tornare, rimare o trasferirsi qui, per custodirlo e creare impresa e ricchezza in modo virtuoso.

Le macchine di inveritas hanno filmato oltre 100 ore, fra interviste e immagini, e proprio in questi giorni sto affrontando una postproduzione che dovrà condensare tutto il girato in 15 minuti di documentario corale.

Nel frattempo inveritas ha trovato nuovi compagni di viaggio che, nei prossimi mesi, al momento opportuno, saranno presentati. La vita, in fondo, è tempestività.

D. B.: Da Serramanna alla Gallura dunque, dal sud al nord della Sardegna. C’è un collegamento tra queste due realtà? Può essere un buon contributo alla crescita del Tribal Networking che caratterizza il Progetto Inveritas?

M. C.: La Sardegna è tutta connessa, come ogni isola, ma, paradossalmente, è anche tutta disconnessa: esistono isole nell’isola, secondo schemi e concezioni a macchia di leopardo. Alcuni dicono metaforicamente essa sia un continente in miniatura, altri, più fantasiosamente, hanno cercato di accostarla ad Atlantide. Di certo, secondo me, c’è che se nel resto del mondo in 6 step arrivi da chiunque a chiunque, in Sardegna gli step necessari sono massimo 2, devi solo avere la fortuna di trovare il mediatore giusto. Anche da questo punto di vista, inveritas vuole provare ad invertire la tendenza, passando dallo schema a macchia di leopardo, ad uno policentrico a macchie d’olio.

Envision Gallura (3)

Proprio in questo senso, poi, vorrei approfittare della vostra domanda per ricordare che a fronte di un milione e seicentomila abitanti in Sardegna, ci sono circa un milione e seicentomila sardi nel mondo, e che molti di loro sono una risorsa immensa, veri e propri ambasciatori della nostra terra, dei suoi prodotti e dei suoi nascenti servizi, se solo noi ci riveleremo in grado di connetterci a loro con argomenti e narrazioni interessanti ed innovativi, sia dal punto di vista culturale che da quello imprenditoriale. La Gallura, come per altri versi Serramanna, è un posto particolare. Purtroppo eccessivamente appiattita sulla Costa Smeralda.

Il collegamento, in questo caso, è rappresentato dalla stessa inveritas e dalla sua capacità di implementare synapsis, ovvero connessioni e legami, anche in termini emozionali. In effetti, sempre grazie alla lungimiranza di Alessandro Cireddu, si è già registrata una prima importante apertura, con un invito ad interconnettere i due tavoli, le loro visioni, missioni e, perché no, le loro potenzialità imprenditoriali. Alla base di queste aperture, risiede uno degli elementi operativi che inveritas ha formalizzato: il tribal networking appunto, ovvero la costruzione di reti locali e globali che si incentrino su valori e schemi tribali, coadiuvati dal massimo delle tecnologia a disposizione e da un suo utilizzo target oriented.

D. B.: Parlaci un po’ di Envision Gallura, di cosa si tratta?

M. C.: Si tratta della traduzione in inglese di una delle domande che, da antropologo, ho posto durante le interviste. Spesso pensiamo che, per affrontare la complessità, sia necessario un aumento di complessità. Se non erro, Einstein consigliava di rappresentare le cose, e dunque costruire le soluzioni, usando per quanto possibile la semplicità (da non confondere con la semplificazione). Ora, per capire quale visione di futuro possa avere un operatore attivo su un territorio che ama, la questione può essere posta in molti modi.

La filosofia di inveritas è partire secondo un gradiente di complessità crescente dal massimo della semplicità. In fondo il primo gradino di qualunque scala, è sempre quello più vicino al suolo. Allora la soglia di entrata nella complessità della Gallura doveva essere semplice, anche per orientarsi e doveva essere, sopratutto, accessibile e comprensibile a tutti, anche ai bambini: Qual è la Gallura che vorresti? Come pensi che sarà fra 30 anni e come vorresti che fosse? Le domande sono semplici, le risposte che innescano invece no.

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Envision Gallura è pertanto una esplorazione fra mondi che, purtroppo, spesso non dialogano fra loro, e nella realizzazione di un documentario comune, vuole aprire varchi dimensionali fra questi mondi per facilitare il passaggio dall’uno all’altro. Cerchiamo infatti di sintetizzare l’aspetto onirico e ludico, con quello culturale e imprenditoriale, senza trascurare di riflettere su fondamentali pratiche di amministrazione e orientamento dei territori. Soprattutto, però, inveritas cerca di ricordare a tutti, a noi in primis, che al centro di ogni economia non ci sono numeri freddi e partite di calcolo, ma esseri umani pregni di fantasia, sentimenti, talenti e, ovviamente, difetti. In quest’ottica, però, il difetto non è né giudicato, né stigmatizzato. Al pari del fallimento, esso rappresenta infatti un potenziale immenso, sia in termini di insegnamento, sia in termini di perfettibilità.

Quando riusciamo a pensare a noi stessi in termini di perfettibilità, accettandoci anche nelle nostre imperfezioni, magicamente smettiamo di giudicare con astio il mondo circostante e cominciamo a vederlo come opportunità di crescita.

Envision Gallura è pertanto perfettibilità proiettata nel futuro, con l’attesa di aprire il pensiero di chi vi partecipa a due nuovi paradigmi di interpretazione del mondo: quello che ripone la finanza nel suo ruolo strumentale e quindi quello di rimettere l’economia al centro delle pratiche dell’uomo e non viceversa. Del resto, gli eventi della nostra contemporaneità mostrano con dolore cosa succeda quando sono gli uomini ad essere al centro delle pratiche economiche. Possiamo provare ad invertire il trend. Servono coraggio, responsabilità, sana ambizione e capacità di connettere chi crede che il futuro dovrà muoversi in questa direzione.

D. B.: Quali sono le peculiarità che caratterizzano questo gruppo di patrocinatori?

M. C.: Le peculiarità che contraddistinguono i patrocinatori sono tante. Mi piace pensare che fra tutte siano fondamentali la visionarietà, la curiosità e la volontà di rimettersi in gioco guardandosi allo specchio di inveritas con fiducia.

Oggi, in fondo, non siamo più tanto abituati a rappresentarci e narrarci in termini di verità scarna. Photoshop, instagram e gli stessi social media, permettono la costruzione di personalità digitali capaci di “ritoccare” le nostre maschere, esaltando quelli che consideriamo pregi e nascondendo quelli che crediamo difetti. Per inveritas i pregi sono ovviamente importanti, ma sono ancora più rilevanti i difetti, perché è in quelli che si concentrano i margini di crescita e miglioramento. Se comincio a giocare a tennis, ad esempio, e sono dotato di un dritto naturale molto efficace, ma ho un rovescio scomposto, privo di timing, il buon istruttore non è quello che mi tira solo sul dritto e poi si complimenta con me. Il buon istruttore mi obbliga a lavorare ore e ore sul rovescio per permettermi di svilupparlo. Se doveste fare un torneo, quale istruttore preferireste avere?

magriturismo

In Sardegna, per troppo tempo, abbiamo fatto tornei senza ambizione, i soldi arrivavano o attraverso fondi regionali o europei o, come nella Costa Smeralda, a prescindere. Chi non si adattava, poi, poteva sempre migrare. L’entrata nell’Unione Europea ha, negli anni, cambiato tutti gli scenari e la crisi finanziaria, da un lato, e l’ascesa vertiginosa dell’Est, dall’altro, ha ampliato vertiginosamente i competitors anche in terra sarda. L’asticella ha cominciato ad alzarsi e nei prossimi anni questo innalzamento di livello non rallenterà.

Il gruppo di patrocinatori di inveritas ha colto questo aspetto. Sono consapevoli di avere degli elementi di forza, la capacità di scagliare un dritto vincente. Sono altrettanto consapevoli che nella vita, specie in campo imprenditoriale, raramente la palla ti arriva sul tuo punto più forte. I turisti, ad esempio, sono sempre più esigenti. Non ti pongono un problema di “quanto costa?”, bensì vogliono avere un servizio e dei prodotti all’altezza di quel che pagano e, possibilmente, dato che pagano spesso cifre importanti, vogliono entrare in una esperienza completa e, al contempo, autentica.

Durante questa prima fase, inveritas deve mettere i suoi patrocinatori davanti ad un test per comprendere quali siano i loro punti di forza e quali quelli perfettibili. Passata questa fase antropologica di coraggiosa ed innovativa comunicazione e narrazione, o storytelling come si usa dire oggi, si entrerà in una fase più complessa: quella della elaborazione di strategie manageriali basate sui valori, per creare da essi altri valori.

D. B.: Aiutare nel fare impresa e quindi aiutare a far rinascere la nostra terra è un obiettivo nobile verso cui tutti dovrebbero tendere. Grazie alla storytelling, alle sinapsi, all’antropologia e al management, Inveritas permette la creazione di una “sinergia virtuosa in grado di generare quel capitale di fiducia necessario per perseguire con consapevolezza dei modelli manageriali e dei comportamenti organizzativi basati sui valori emersi”. Come vedi il futuro della nostra economia e come pensi che questa possa essere aiutata?

M. C.: A domanda secca, risposta secca. Con inveritas abbiamo fatto una scelta netta, e riteniamo che la “verità” sia il miglior antidoto alle ansie da futuro. A nostro giudizio, oggi siamo davanti ad un bivio che sempre più persone ed imprenditori cominciano a sentire come esiziale.

Allora davanti a questo aut aut possiamo decidere di scommettere su noi stessi, facendo realmente un percorso, forse inizialmente doloroso, di crescita e maturazione partendo da una accettazione dei nostri difetti per poi superarli. Oppure possiamo proseguire nella direzione della fiction.

Nel primo caso, ritengo che in Sardegna esistano ancora praticamente intatti immensi potenziali per entrare a testa alta nel mercato di qualità, facendo interventi culturali e imprenditoriali mirati che, al contrario di quanto si pensa, non richiedono investimenti faraonici, ma solo capacità di discernimento.

Nel secondo caso, la Storia ci insegna che il pesce più grande si mangia il più piccolo, specie se quest’ultimo è impegnato a mentire a se stesso.

 

L'articolo Inveritas un anno dopo: da Serramanna alla Gallura sembra essere il primo su Inveritas Project.


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